oggetto | dipinto |
soggetto/titolo | Testa di contadina |
autore/ambito | Francesco Paolo Michetti |
materia e tecnica | olio su tela |
misure | cm. 31x39 cm. 51.5x60 (con cornice) |
proprietà | Camera dei Deputati |
inventario | 56256 |
acquisizione | acquisto 07/02/1967 |
mostre | Vo(l)to di donna, Roma, Sala della Regina, Palazzo Montecitorio, Dal 01/10/2016 al 09/01/2017 |
autore della fotografia | Giuseppe Schiavinotto, 2004 |
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Per approfondire | |
Opere d'arte moderna e contemporanea - Pittura e scultura A cura di C. Pirovano Leonardo International - Camera dei deputati, 2006 Il verismo di Michetti dichiara senza perifrasi la connotazione etnica dei suoi pretesti, ma non in declinazione puramente descrittiva, quanto sostanziata da una forte sollecitazione esistenziale, che piega le sue grandi invenzioni a cadenze emblematiche (come la Figlia di Jorio o il Voto); ma condiziona anche la ricercatezza stilistica dei moltissimi "appunti" di realtà (pastelli, olii, terrecotte), che restituiscono il mondo popolare con forte partecipazione; anche con l'ausilio preparatorio, spesso, di fotografie e filmati. Nel complesso l'opera di Michetti può essere letta, con buona ragione, quale equivalenza figurale dell'invenzione letteraria di D'Annunzio.
Da "Catalogo delle opere d'arte - pittura, scultura, arazzi" A cura di A. Trombadori, V. Rivosecchi, G. Selvaggi Leonardo Arte - Camera dei deputati, 1993
Del nuovo corso ottocentesco della pittura napoletana, dalla scelta della grande composizione alla Domenico Morelli a quella dell'osservazione minuta dal vero, alla Filippo Palizzi, a quella dell'intervento romantico della fantasia nel paesaggio locale, alla Giacinto Gigante, e a quella della libera visitazione dello spazio luminoso del Golfo per trarne "atmosfere" più che "vedute", alla Edoardo Dalbono, F. P. Michetti è, al tempo stesso, allievo, partecipante e protagonista nel senso via via più pronunciato di un suo personale distacco da tutto ciò in direzione di un verismo fortemente etnico (gli usi e i volti dell'Abruzzo sulla via delle Novelle della Pescara di D'Annunzio) e tuttavia fortemente esistenziale (sulla medesima via dannunziana della Figlia di Jorio). Nei quasi trent'anni di attività nel secolo XIX F. P. Michetti non dà segno di interesse per i movimenti d'avanguardia né del "richiamo all'ordine" che animano l'Europa, e, tuttavia, alla stessa stregua di G. A. Sartorio, la sua attenzione al procedimento fotografico come appropriazione figurativa non puramente meccanica e ai suoi riflessi sulla costruzione pittorica tradizionale, non è priva di risvolti stilistici che rendono il suo verismo, più emblematico che riproduttivo, ricco di altre luci da quelle solo folkloristiche o documentaristiche. Il dipinto Mincuccia capraia di Spoltore si può datare all'ultimo decennio del secolo XIX, vale a dire al pieno del clima dannunziano che appassiona l'autore e che a proposito della Figlia di Jorio, dipinta dal Michetti prima della stesura della tragedia, fa dire al poeta: "Ti abbraccio o primo padre della nostra grande Figlia".
Bibliografia essenziale U. Ojetti, Pittura italiana dell'Ottocento, Ed. Bestetti e Tumminelli, Roma 1929; M. Miraglia, F. P. Michetti fotografo, Ed. Einaudi, Torino 1975; F. Di Tizio, F. P. Michetti nel cinquantenario della morte, Pescara 1980; Catalogo della mostra Francesco Paolo Michetti, Ed. Premio Michetti, Francavilla a Mare, a cura di M. Venturoli
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