oggetto | dipinto |
soggetto/titolo | La pastorella |
autore/ambito | Antonio Fontanesi (Reggio Emilia 1818 - Torino 1882) |
datazione | 1869 - 1878 |
materia e tecnica | olio su tela |
misure | cm. 71x48 cm. 89.5x70 (con cornice) |
proprietà | Camera dei Deputati |
inventario | 12074 |
acquisizione | acquisto 27/03/1961 |
autore della fotografia | Marco Baldassari, 2012 |
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Per approfondire | |
Opere d'arte moderna e contemporanea - Pittura e scultura
Riferibile agli anni tardi dell'attività del grande paesista che nella sua feconda operosità seppe tracciare un ponte fra le tendenze più aperte della cultura europea; il dipinto svolge uno dei temi più cari al suo repertorio "di natura", ove ritornano i motivi luministici del controluce, in vibrazioni fortemente accentuate e dinamiche che sarebbero state feconde per gli sperimentatori di fine secolo, soprattutto i divisionisti.
Da "Catalogo delle opere d'arte - pittura, scultura, arazzi"
Dei suoi quarant'anni di attività pittorica dodici li trascorre a Ginevra, dove giunge come esule politico nel 1850 e dove l'influenza del romanticismo a forti tinte del Calame, il paesista più in voga dell'epoca, lungi dall'immobilizzare la sua fantasia in forme stereotipe, gli fa da ponte con la più vasta area della cultura pittorica europea. Fra il 1858 e il 1863 si reca a più riprese a dipingere in Francia nel Delfinato dove gli incontri con Ravier contribuiscono a dare alla sua pittura un taglio ancor più aperto al nuovo. Decisiva è per lui la visita all'Esposizione Universale di Parigi nel 1885 per lo stabilimento di un rapporto organico con la libertà inventiva della "Scuola del 1830", talché risulta ben fondato il giudizio di quegli storici che lo hanno definito il più "europeo" dei pittori italiani dell'Ottocento. Nell'introduzione al catalogo della Mostra del Fontanesi tenutasi a Reggio Emilia nel 1949 Giuliano Briganti così si esprime: "Fontanesi visitò l'Esposizione insieme al Troyon e fu per lui una rivelazione di straordinaria importanza. Trovò allora la sua espressione pittorica. Lo colpirono specialmente le opere di Corot, Teodoro Rousseau, Troyon, Daubigny". Non minore nutrimento di cultura gli viene dalla deliberata visita a Londra fra il 1865 e il 1866 per lo studio diretto di Bonington, Turner e Constable. Né è da trascurarsi il prolungato soggiorno fiorentino nel 1867 e l'incontro con il "purista" divenuto "macchiaiolo" Cristiano Banti. Di singolare importanza è l'approvazione che al Fontanesi viene da Carlo Carrà nel 1924: "È il più grande dei paesisti italiani moderni e uno dei più potenti del XIX secolo". Dal 1869 al 1876 e dal 1878 fino alla morte vive a Torino tenendo cattedra nell'Accademia Albertina. Roberto Longhi, per nulla incline alla giustificazione del "provincialismo" della pittura e della scultura italiane dell'Ottocento, riconosce al Fontanesi un "soffio poetico" meritevole di essere "meglio inteso". Il dipinto La pastorella è da ascriversi al periodo torinese. Nella impostazione luministica del controluce di Fontanesi vibrano suggestioni che non dovettero sfuggire all'occhio del giovane Pellizza da Volpedo. Bibliografia essenziale
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