oggetto | dipinto |
soggetto/titolo | Cabalos Incansables |
autore/ambito | Aligi Sassu |
datazione | 1964 |
materia e tecnica | olio su tela |
misure | cm. 96x83 cm. 125.5x112 (con cornice) |
proprietà | Camera dei Deputati |
inventario | 8303 |
acquisizione | acquisto 15/04/1966 |
autore della fotografia | Giuseppe Schiavinotto, 2004 |
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Per approfondire | |
Opere darte moderna e contemporanea Pittura e scultura A cura di C. Pirovano Leonardo International Camera dei deputati, 2006
Nella maturità di Sassu la componente mitico-fantastica quale trasposizione dell empito emozionale prevale nettamente sulle referenze realistiche ed esistenziali che già avevano connotato gli anni della giovinezza, caratterizzati senza remore dalla militanza politica antifascista; il mito mediterraneo rivissuto nei racconti dei contadini maiorchini recupera con tutta naturalezza la cifra fantastica delle gamme pittoriche dirompenti delle stagioni giovanili, i rossi sognanti, emblemi di rottura da ogni costrizione.
Da Catalogo delle opere darte pittura, scultura, arazzi A cura di A. Trombadori, V. Rivosecchi, G. Selvaggi Leonardo Arte Camera dei deputati, 1993
Inizia a esporre appena sedicenne alla Biennale di Venezia e passa, via via, dal Secondo Futurismo alla pittura degli anni Trenta in opposizione al "Novecento Italiano", all'impegno liberatore di "Corrente", di cui è uno dei protagonisti, al "realismo" del dopoguerra. Fra il 1935 e il 1938 prende parte alla cospirazione antifascista e viene arrestato come militante di un gruppo di "fronte unito" social-comunista. Sono di questi anni i dipinti di Sassu che, con quelli di Birolli e di Guttuso, meglio denotano un forte recupero della dimensione esistenziale al punto di incontro fra il grido espressionista e la partecipazione emozionale-simbolica del Picasso di Guernica. Nel 1963 si trasferisce a Palma di Majorca. È a questo momento che occorre riferirsi per comprendere la genesi del quadro Caballos incansables, del 1964, incastonato nel paesaggio di Cala San Vincente. "Paesaggio minerale - scrive Baltasar Porcel - di delirante durezza e paesaggio femminile amoroso, trepido/.../ con le sue montagne titaniche, desolanti, cenerine, quasi un urlo di dolore nella roccia, culminante nella bruciata fantasia del cavallo Bernat, il Cavallo Bernardo', forse immaginazione da racconto contadino o deformata metodologia storica. Saracco allucinante o immobile bestia rampante: Sassu l'ha vista, l'ha dipinta, e si affaccia in dozzine di quadri per anni e anni, e continuerà a raffigurarla". Nel dipinto si ritrova il rosso come segno-cifra di Sassu, un filo che parte dai dipinti intitolati, appunto, agli "uomini rossi negli anni Trenta. Bibliografia essenziale B. Porcel Aligi Sassu, Ed. Vangelista, Milano 1979
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