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Natura morta
Felicita Frai
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oggetto dipinto
soggetto/titolo Natura morta
autore/ambito Felicita Frai
datazione 1968
materia e tecnica olio su tela
misure cm. 50x40
cm. 69x59 (con cornice)
proprietà Camera dei Deputati
inventario 19637
acquisizione acquisizione  27/11/1970
autore della fotografia Marco Baldassari, 2011
La Camera dei deputati è a disposizione degli aventi diritto per ogni questione relativa alle immagini pubblicate e provvederà, ove necessario, alle opportune rettifiche o correzioni
Per approfondire

Opere d’arte moderna e contemporanea – Pittura e scultura

A cura di C. Pirovano

Leonardo International – Camera dei deputati, 2006

La Frai condivide con Leonor Fini, frequentata a Trieste dopo la prima guerra mondiale, la complessa cultura di matrice mitteleuropea, simbolista e sottilmente introspettiva come pure, dopo il trasferimento a Milano, il recupero formalista della scuola di Funi; ma ne interpreta il coltissimo e malinconico apparato antiquariale in valenze tra fiabesche e teatrali, con non poche sfumature verso il fantastico che lievemente aprono a divertiti scandagli sui risvolti più profondi e reconditi dell’animo umano.

 

 

 

Da “Catalogo delle opere d’arte – pittura, scultura, arazzi”

A cura di A. Trombadori, V. Rivosecchi, G. Selvaggi

Leonardo Arte – Camera dei deputati, 1993

 

Giunta a Trieste sul finire degli anni ‘20 vi si lega d'amicizia con la pittrice Leonor Fini e con i pittori Arturo Nathan e Carlo Sbisà, cultori d'una variante del "realismo magico" con tensioni romantiche mitteleuropee. É attraverso la Fini che nel 1920 a Milano la Fray con l'occhio già ben istruito dalle stranezze triestine, conosce Achille Funi, l'ex futurista, ora in pieno "richiamo all'ordine" (é uno dei promotori del "Novecento Italiano") con animo incline alla rivisitazione del museo e con malinconico anelito al recupero della forma perduta. La Fray entra nell'orbita di Achille Funi afferrandosi alla sua malinconia estetizzante per ribaltarla in stupida scoperta di altri temi: la fiaba, l'introspezione. Scrive di lei Giorgio de Chirico nel 1943: "La Fray non è tentata, come lo sono tanti oggi, dalla ‘facilità', anzi è attirata verso la difficoltà di far bene". E Eugenio Montale nel 1974: "Felicita conosce tutte le tecniche della moribonda arte figurativa". Il dipinto Natura morta è rivelatore della convinzione della Fray che, oltre le prime apparenze, occorra rispecchiare, col segno e col colore, l'altra parte, non vista, della "scena".

Bibliografia essenziale

R. Carrieri, Felicita Fray, Milano 1963; L. Scardino, Achille Funi e il mito di Ferrara, Ferrara 1985; A. Trombadori, in catalogo Felicita Fray, Studio d’arte Melotti, Ferrara 1986

 

 


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