oggetto | scultura |
soggetto/titolo | Gentiluomo a cavallo |
autore/ambito | Marino Marini |
datazione | 1937 |
materia e tecnica | bronzo |
misure | cm. 125x156x85 |
proprietà | Camera dei Deputati |
inventario | 20415 |
acquisizione | acquisto 20/03/1968 |
mostre | X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, Roma, Palazzo delle Esposizioni, dal 16/11/1972 al 31/12/1972 Mostra di scultura italiana contemporanea, Bruxelles, Musèe Royaux d'art et histoire, dal 26/10/1973 al 02/12/1973 Mostra "Antologica", Venezia, Palazzo Grassi, dal 28/05/1983 al 15/08/1983 Arte italiana. Presenze 1900 - 1945, Venezia, Palazzo Grassi, dal 30/04/1989 al 05/11/1989 Arte a Montecitorio, Roma, Palazzo Montecitorio, dal dicembre 1994 al febbraio 1995 La scultura italiana del XX secolo., Giappone : Yokohama; (2) Kagoshima; (3) Mito; (4) Sapporo; (5) Matsue, Museum of Art; (2) City museum; (3) The Museum of Modern art Ibaraki; (4) Museum of Contemporary Art; (5) Shimane Art museum, dal 21/04/2001 al 10/07/2001); (2) dal 19/07/2001 al 26/08/2001; (3) dal 04/09/2001 al 28/10/2001; (4) dal 03/11/2001 al 24/12/2001; (5) dal 02/01/2002 al 24/02/2002 "La seduzione della materia - La scultura italiana del XX secolo", Milano, Chiostri di Palazzo Isimbardi e lo Spazio Oberdan, dal 22/03/2002 al 12/05/2002 "Marino Marini, passioni visive", Pistoia, Palazzo Fabroni, dal 16/09/2017 al 07/01/2018 "Marino Marini, passioni visive", Venezia, Sede della Peggy Guggenheit Collection, dal 27/01/2018 al 01/05/2018 |
autore della fotografia | Marco Baldassari, 2012 |
La Camera dei deputati è a disposizione degli aventi diritto per ogni questione relativa alle immagini pubblicate e provvederà, ove necessario, alle opportune rettifiche o correzioni | |
Per approfondire | |
Opere d’arte moderna e contemporanea – Pittura e scultura A cura di C. Pirovano Leonardo International – Camera dei deputati, 2006
Il motivo del Cavallo e cavaliere ritorna lungo tutto il percorso creativo dell’artista toscano, fino a diventarne l’emblema assoluto; se all’inizio prevalgono le suggestioni arcaiche e umanistiche, ben presto lo scandaglio stilistico recupera cadenze culturali più variegate e complesse dalla Cina al Gotico nordico fin quando la saldezza strutturale cederà il passo ad una progressiva decostruzione di tipo espressionista che rovescerà i canoni tradizionali della statuaria. Il Gentiluomo (il modello originario è del 1937, questo esemplare è una fusione del dopoguerra) rappresenta un momento di massima sospensione emotiva e di suprema stilizzazione volumetrica ed architettonica.
Da “Catalogo delle opere d’arte – pittura, scultura, arazzi” A cura di A. Trombadori, V. Rivosecchi, G. Selvaggi Leonardo Arte – Camera dei deputati, 1993
All'Accademia di Firenze è allievo di Domenico Trentacoste e inizialmente si dedica soprattutto alla pittura e al disegno. Terminati gli studi, trascorre qualche mese a Parigi nel 1927. Nel 1929 si stabilisce a Milano e, su invito di Arturo Martini, assume, in sua vece, la cattedra di scultura all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza. Nel 1935 ottiene il Primo Premio per la Scultura alla II Quadriennale d'Arte di Roma. Nel 1937 la vittoria di un premio di scultura a Parigi segna l'inizio della sua fama internazionale che andrà sempre crescendo. Dal 1940 è titolare della cattedra di scultura all'Accademia di Brera a Milano. Il linguaggio plastico di Marino Marini si precisa all'inizio degli anni ‘30 con la scelta di un arcaismo contenuto e contemplativo. Come era già avvenuto per Arturo Martini, la partecipazione al clima europeo di recupero del museo non prende la via del neoclassicismo ma si concreta in un'ampia gamma di riferimenti all'antico, dalla scultura egizia alla plastica etrusca, ai bronzi cinesi. In alternativa all'inesauribile vena inventiva di Martini, Marino Marini si concentra su una più avara e costante tematica: Nudi, Cavalieri, Ritratti. Per tutti gli anni ‘30 e ‘40 le sue figure (e il Gentiluomo a cavallo ne è un alto esempio) tendono a una ieratica semplicità. La forma è interpretata come economia di mezzi e sottigliezza di spirito, doti rarissime nella scultura italiana del tempo, molto spesso retoricamente monumentale. Così scriveva nel 1938 Antonello Trombadori a proposito dell'invio di Marino Marini alla Biennale di Venezia: "I due ritratti di Marino Marini segnano una fase di grande purezza concettuale. Soprattutto quello piegato all'indietro raggiunge l'infinita astrazione di una circonferenza che poi lascia partire tutte le componenti espressive che fanno reale e vivo il sentimento della sua plastica. I ricordi del museo non sono volgarizzamenti più o meno precisi di linguaggio altrui ma la mossa d'amore di un umanesimo plastico che raggiunge maturazione di stile quali raramente s'incontrano nel disordine nella confusione attuale". All'inizio degli anni '50 un soggiorno in America e l'adesione al "neocubismo" internazionale conducono Marini a nuove scelte espressive che, pur nella maggiore libertà, non oltrepasseranno mai la soglia dell'informale. Nel 1952 gli fu assegnato il Gran Premio per la scultura alla Biennale di Venezia e nel 1954 il Premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei. A Firenze un museo a lui intitolato raccoglie molte delle sue opere più importanti. A proposito del tema dell'"uomo a cavallo", sia del periodo ‘45-'47 sia del periodo della cosiddetta ripresa "neocubista", vale una sua personale considerazione così riportata e commentata da Mario De Micheli: "Quando si guardano questi ‘Cavalieri' non si può fare a meno di pensare a quanta importanza abbia avuto per Marini anche la scultura gotica del Nord Europa. Lo sappiamo pure per la sua esplicita ammissione: ‘Ho sempre inteso spostarmi al Nord che è il punto positivo per me in quanto, essendo io impregnato di Sud, essendo impregnato dei nostri valori italici, ho bisogno di un contrasto. Viaggiando per l'Italia, a Roma, a Venezia, a Padova, non mi ero mai impressionato alla vista dei monumenti equestri, ma Bamberg, in Germania, mi fece una grande impressione'. Marini allude qui all'Enrico II della Cattedrale di Bamberg, che egli vide per la prima volta nel suo viaggio verso il Nord Europa nel 1934. Quella prima impressione non l'ha più abbandonato ed è certo che anche da essa è scaturita quella scabra e dura asciuttezza, più tipica dei modi gotici che di quelli rinascimentali, che domina la plastica dei suoi cavalieri. Anche la lezione cubista egli l'ha percepita attraverso questa remota lezione gotica". Bibliografia essenziale A. Trombadori, La Biennale Veneziana in "La Ruota" maggio-agosto 1938, p. 89; A. Busignani, Marino Marini, Ed. Sadea Sansoni Firenze 1968; G. di San Lazzaro, L'opera completa di Marino Marini, Ed. Silvana, Milano 1971 (con bibliografia); M. De Micheli, in La scultura italiana del Novecento UTET 1981, pp. 83-91
|