Nel 1931, all'inaugurazione della I Quadriennale romana presso Palazzo delle Esposizioni, il dipinto Gruppo di bagnanti era esposto nella Sala personale dedicata al pittore Armando Spadini, scomparso da pochi anni, insieme a numerose delle sue composizioni, molte delle quali sono attualmente ospitate in importanti collezioni pubbliche. Sotto la regia del segretario generale Cipriano Efisio Oppo, la rassegna romana si presentava come la più vasta vetrina dell'arte figurativa nazionale dove agli artisti erano stati demandati tutti i ruoli cardine -organizzatori, giurati, critici- e la retrospettiva dedicata a Spadini ottenne un riconoscimento unanime, quasi una consacrazione. Oppo, pittore, critico e in quegli anni deputato alla Camera, era stato tra i sostenitori dell'opera di Spadini e nel 1929 aveva dichiarato "Ho sempre pensato e scritto fin dal 1913, e penso ancora, che Armando Spadini dopo Tiepolo è stato il più grande pittore italiano. Altri pensarono diversamente, lui vivente. Oggi vanno rassegnandosi a questa grandezza, e lo scrivono, anche." (Oppo, Spadini, in Omaggio a Spadini, 1929, p. 13). In realtà, questi giudizi contrastanti hanno caratterizzato a lungo la fortuna critica dell'arte di Spadini, considerato da molti un emulo degli impressionisti e, in tal senso, osteggiato anche da illustri studiosi.
Il dipinto Gruppo di bagnanti apparteneva all'epoca alla raccolta del senatore Olindo Malagodi -con il quale Spadini aveva firmato un contratto nel 1921 che gli assicurava una maggiore tranquillità economica- ed è stato eseguito sul retro di Armida (1919), pratica non inconsueta nella produzione dell'artista. Il tema trattato, quello della figura femminile nuda al bagno su uno sfondo di alberi e di acqua, cominciò a interessare l'artista sin dai primi anni Venti, quando si stava dedicando alla rielaborazione del Mosè ritrovato, soggetto su cui tornerà a più riprese. Le prime figure di nudo, abbozzate nel Mosè, saranno analizzate e sviluppate nelle successive prove in una continua ricerca che occupò tanta parte dell'ultima produzione di Spadini. Vari studi e bozzetti testimoniano l'insistenza del tema all'interno della sua attività in relazione a questa vagheggiata composizione di "Bagnanti". Databili tra il 1923 e il 1925, almeno tre sono noti: in ognuno di questi Spadini studia un elemento o una porzione della composizione, analizzandone la struttura più congeniale al soggetto da trattare. Nella prima composizione, conosciuta come Bagnante (olio su tela, 190 x 103 cm.), si ravvisa la figura nuda al centro circondata da tre personaggi, tra cui un amorino, suggerendo ancora un'impostazione tra il soggetto naturalistico e i temi di derivazione mitologica. Un secondo studio (olio su tela; 89,5 x 84,2 cm), recentemente passato sul mercato antiquario, si concentra esclusivamente sulla rappresentazione delle due figure al centro e della donna seduta a sinistra ambientando la scena su uno sfondo verde vivace lussureggiante di piante. Infine, un terzo bozzetto (olio su tela; 54,5 x 48,5 cm) riproduce, in maniera rapida e appena accennata, le varie figure femminili e riporta in alto a destra un'iscrizione con la firma dell'artista e la data (1925) rappresentando, pertanto, un utile dato di confronto. Gruppo di bagnanti è già uno studio di ampio respiro, dove i temi suggeriti nei vari bozzetti acquisiscono una struttura e si definiscono nelle forme e nei timbri: vi sono più figure, in pose diverse, l'ambientazione si è chiarita anche se non ha ancora acquisito una sua definitezza formale. E' utile, in proposito, ricordare le parole che Alberto Savinio impiegò per descrivere, solo pochi anni prima, l'arte di Spadini, per la sua partecipazione all'esposizione di Valori Plastici nel 1922 "[...] diremo subito che l'arte di Spadini non costituisce un semplice esempio di mimetismo dai francesi, poiché nel suo lato più interessante e vitale, rimane pur sempre italiana e tende a ritrovare la corposità dei volumi, i turbamenti coloristici, l'immaginoso giuoco delle luci e delle ombre del seicento caravaggesco" (Fagiolo, p. 16).
A cura della Soprintendenza Speciale di Roma, Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Bibliografia
E. Cecchi, a cura di, Armando Spadini. Duecentocinquantasei tavole¸ Milano 1927, tav. CCVI
C. E. Oppo, Spadini, in Omaggio a Spadini, Roma, 1929-1930
Arte moderna in Italia 1915-1935, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 26 febraio-26 maggio 1967), Firenze 1967, p. 333
P. Rosazza Ferraris, L. Titonel, a cura di, Spadini (catalogo della mostra, Galeria Nazionale d'Arte Moderna, 24 novembre 1983 - 22 gennaio 1984), Milano 1983, p. 96
A. Trombadori, V. Rivosecchi, G. Selvaggi, Camera dei deputati. Catalogo delle opere d'arte. Pittura, scultura, arazzi, Milano 1993, n. 27, p. 26
V. Rivosecchi, Arte a Montecitorio. Mostra di dipinti e sculture conservati nei palazzi della Camera, catalogo della mostra Roma, Palazzo di Montecitorio 26 dicembre 1994 - 26 febbraio 1995), Roma 1994, n. 70, p. 83
M. Fagiolo dell'Arco, a cura di, Armando Spadini 1883-1925. Tra Ottocento e Avanguardia, catalogo della mostra (Poggio a Caiano, Villa Medicea 16 settembre - 31 ottobre 1995), Milano 1995, n. 38, p. 74
C. Pirovano, a cura di, Camera dei deputati. Opere d'arte moderna e contemporanea. Pittura e scultura, Milano 2006, n. 11, pp. 24-25; p. 158