"Quando dipingo un viso le mie preoccupazioni sono puramente pittoriche. Vorrei realizzare il viso con un minimo di mezzi (parlo di un'ambizione non di una cosa che mi riesca), con un minimo di pennellate, a costo di rifarlo mille volte. Vorrei che mi riuscisse con un ghirigoro che parta dal giro di un occhio, disegni il naso e vada a girare attorno all'altro occhio. Oppure vorrei riuscire a farlo con due pennellate chiare in croce; il tratto verticale per il naso, prolungato per fare il labbro superiore e il mento, da dividersi poi con piccoli tratti per indicare le narici e le labbra, e la pennellata orizzontale per gli occhi [...]. Tento e ritento con infinita pazienza finché a un tratto salta fuori uno sguardo che non toccherò più. Tanto meglio quando mi vengono fatti due occhi diversi tra loro. Ciò evita uno sguardo troppo attento e fa più pittorico [...]" (Campigli, Scrupoli, 1955, in Wolbert, p. 103).
L'interesse per la figura umana, e per i personaggi femminili in particolare, ha sempre accompagnato l'arte di Campigli, sin dalle sue prime prove pittoriche, come l'artista stesso ha evidenziato in più occasioni nella sua acuta ed esplicativa "autobiografia". E nella costruzione della figura umana, l'artista sottolinea la tendenza a geometrizzarne le forme, ricordando che non c'è spazio per la copia dalla natura ma tensione verso la rappresentazione della stessa attraverso simboli e strutture.
Alla data degli anni Trenta, periodo al quale appartiene l'esecuzione di Figura di donna, la produzione di Campigli condensa ormai in sé un nutrito complesso di esperienze: dall'atmosfera assorbita negli anni Venti nella Parigi del rappel à l'ordre, all'adesione a Novecento Italiano e la partecipazione a quasi tutte le rassegne nazionali e internazionali del movimento, per giungere alla presenza nel gruppo de Les Italiens de Paris che esporrà per la prima volta nel 1928 a Parigi presentato dal critico Waldemar George. E risale al 1928 anche la celebre visita al Museo Etrusco di Villa Giulia, occasione che ampia parte della critica, allineandosi con le parole di Campigli, individua come il coup de foudre che diede una svolta alla sua pittura. "Mi riconobbi negli etruschi [...]", affermò, infatti, l'artista (Campigli, Scrupoli, 1955, in Wolbert, p. 24).
In realtà, il ruolo che l'arte etrusca ha rivestito all'interno della produzione di Campigli è stato quello di aver convogliato tutte le suggestioni che già da tempo si erano manifestate nella sua arte e di cui le sue opere già si erano nutrite: il fascino per l'arte egizia, romana e, più in generale, per tutte le esperienze legate al panorama mediterraneo (Pontiggia, p. 24). Lo sguardo di Campigli si appunta verso il recupero di simbologie senza tempo, composizioni e iconografie sciolte da una dimensione storica e ambientate in un presente sospeso. Le figure femminili che popolano le sue creazioni sono al di fuori dell'esistenza quotidiana e vagheggiano una dimensione atemporale ed eterna. E' l'interesse puro per il decorativo, che, del resto, porterà Campigli ad avvicinarsi, proprio in questi anni, al rinato impulso verso l'arte murale firmando nel 1933, insieme a Carrà e a Funi, il Manifesto della Pittura Murale di Sironi. Anche la pittura da cavalletto risente, come è evidente in Figura di donna, di questi nuovi segnali: il colore risulta più pastoso e spesso e steso con la spatola, dislocato a macchie, la tavolozza appare sempre più limitata a pochi colori (bianco, ocra, rosso, nero) e le figure emergono su fondi piatti, indefiniti e al di fuori di una vera collocazione spaziale. "Nella mia pittura, alle donne monumentali subentrarono le donnine. Amai questa umanità piccola e sorridente e che fa sorridere" (Campigli, Scrupoli, 1955, in Wolbert, p. 24).
A cura della Soprintendenza Speciale di Roma, Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Bibliografia
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M. Venturoli, Le opere d'arte contemporanea, in F. Borsi, G. Briganti, M. Venturoli, Il Palazzo di Montecitorio, Roma 1967-1985, p. 275 [pp. 265-295]
A. Trombadori, V. Rivosecchi, G. Selvaggi, Camera dei deputati. Catalogo delle opere d'arte. Pittura, scultura, arazzi, Milano 1993, n. 98, p. 55
B. Mantura, P. Rosazza Ferraris, Massimo Campigli, Milano 1994, pp. 110, 184
V. Rivosecchi, Arte a Montecitorio. Mostra di dipinti e sculture conservati nei palazzi della Camera, catalogo della mostra (Roma, Palazzo di Montecitorio 26 dicembre 1994 - 26 febbraio 1995), Roma 1994, n. 76, p. 89
K. Wolbert, Massimo Campigli. Mediterraneità und Moderne. Mediterraneità e Modernità, catalogo della mostra (Darmstadt 12 ottobre 2003 - 18 gennaio 2004), Milano 2003, n. 73
C. Pirovano, a cura di, Camera dei deputati. Opere d'arte moderna e contemporanea. Pittura e scultura, Milano 2006, n. 28, pp. 38-39; p. 159
N. Colombo, G. Godio, a cura di, De Chirico Savinio e Les Italiens de Paris (1928-1933), Milano 2021, p. 110