Il Fregio dell'Aula della Camera dei deputati, realizzato da Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), è uno degli elementi simbolici distintivi della missione propria dell'assemblea parlamentare. In esso vengono espressi i valori di civiltà e virtù attraverso la ricostruzione epica della storia nazionale.
L'opera, lunga circa 105 metri e alta 3,75 metri, è composta da cinquanta pannelli e sviluppa una superficie pittorica complessiva di 393 mq, posti a circa 19 metri dal piano dell'Aula; l'esecuzione del nastro pittorico impegnò l'artista dal 1908 al 1912, un tempo breve che richiese scelte fortemente innovative per la realizzazione, a partire da "un antesignano uso dei nuovi mezzi di riproduzione del reale quali la fotografia e l'esperienza cinematografica". Proprio la "tecnica fotografica viene rivisitata e arricchita dall'artista allorché decise di fotografare i propri modelli dall'alto, alzando notevolmente la propria quota d'osservazione con il sussidio di una scala, operazione che gli consentiva di riprenderli in pose impossibili da assumere e mantenere in posizione eretta"1. La nuova tecnologia, coniugata alla scelta dei materiali, fu essenziale per portare a compimento nei tempi programmati l'opera, come ricorda Sartorio stessa: "la miscela che ho adoperato per l'esecuzione del Fregio del Parlamento è quel neo encausto trovato in Francia. È composto di tre quarti uguali di cera depurata, di olio di papavero e di trementina. Adoperando con quella miscela i colori resistenti la pittura semplicemente esterna per la cera impedisce l'azione dell'olio, cioè la combustione continua che trincia le tele e l'oscuramento dei colori2". Il risultato complessivo fu che la monumentalità dello spazio dell'Aula e "la conseguente visione a distanza del fregio diedero al pittore l'occasione di rendere la pittura più veloce e sommaria a vantaggio della plasticità scultorea delle figure. Il soggetto stesso, la visione epica della storia d'Italia, favorì lo sfoggio di virtuosismi nelle pose e negli scorci3".
Il Fregio illustra le vicende epiche ed eroiche del popolo italiano e il Risorgimento. Dalle lotte contro i barbari ai valori positivi della nazione, l'opera celebra i valori costitutivi delle tradizioni civili. L'Italia, nelle fattezze di una giovane fanciulla, è posta su una quadriga retta dai Dioscuri e un sole luminoso alle sue spalle simboleggia un futuro luminoso. Nel Fregio va riconosciuta a Sartorio "una eccelsa capacità di celebrare la vitalità della giovane nazione italiana attraverso l'energia del fare pittorico, con un'attualizzazione del mito antico ed un'intonazione epica di grande potenza4".
Il restauro
Quando nel 1998 si procedette al restauro del velario dell'Aula parlamentare, emerse con chiarezza quanto nei pannelli del Fregio fosse presente un enorme deposito di polveri sulle pannellate, con significativa caduta di parti di materia pittorica e una grande quantità di microlesioni. Successivamente, in occasione della pausa natalizia dei lavori nel 2003-2004, la Soprintendenza di Roma ha condotto un'indagine approfondita e urgente, grazie alla quale si è potuto rilevare il precario posizionamento di una delle tele e la necessità di intervenire sollecitamente sulla superficie pittorica che, a causa dell'accumulo di particellato, aveva vistosamente modificato il colore in bianco-grigiastro.
Al fine di poter garantire l'uso dell'Aula anche con il cantiere aperto, è stato "attuato un progetto che mette in opera ponteggi di veloce montaggio e smontaggio, con strutture aggettanti dalle finestre superiori e ancorate alle murature esterne, in modo da restare sospese senza insistere sulle gradinate lignee (...) si prevede lo smontaggio delle tele, l'allestimento provvisorio di fotoriproduzioni, la revisione delle murature retrostanti, il posizionamento di strumenti per il monitoraggio statico, climatico, igrometrico, il consolidamento e restauro degli elementi lignei e la ricollocazione in opera delle tele dopo il restauro1".
I lavori di manutenzione straordinaria sono durati da agosto 2006 ad agosto 2007 e curati da un pool di restauratori composito, coordinato e vigilato dall'allora Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del Lazio.
La protezione della pellicola pittorica durante lo smontaggio è stata garantita da una velatura con carta giapponese e resina e le tele via via rimosse sono state collocate in un locale appositamente attrezzato, in attesa di essere trasportate al laboratorio adibito a restauro dotato di rastrelliere a telaio mobile.
Nel corso dell'intervento è risultato più evidente come il problema conservativo del Fregio fosse legato alla tecnica esecutiva scelta per la realizzazione: "il grande pittore ha infatti utilizzato massicce dosi di una tempera a base di cera e olio su tele preparate industrialmente. La sottile preparazione, sollecitata da stress termici e meccanici, non è riuscita a contrastare, nel tempo, la trazione provocata dalla pesante e rigida pellicola pittorica - voluta dall'artista per dare al suo lavoro quasi un effetto tridimensionale - che per questo si è sollevata in più punti rischiando di cadere sotto la minima sollecitazione2".
Il restauro è partito dai pannelli piani del lato della Presidenza senza ricorrere allo smontaggio della tela dal telaio, mentre per le pitture dell'emiciclo, data la curvatura, si è dovuto disancorare la struttura lignea per consentire l'esecuzione del lavoro sul retro. Al termine del lavoro, le tele sono state impregnate di resina, "riattivata a caldo e sottovuoto su un piano metallico costruito su misura per questi dipinti che riproduce l'esatta curvatura dei pannelli. Al contrario, nei pannelli piani questa operazione è stata eseguita con tavoli mobili a bassa pressione collocati negli spazi lasciati liberi dalle crociere dei telai3".
Infine, i dipinti sono stati ritensionati su telaio e sottoposti alle fasi finali di pulitura e reintegrazione pittorica.