L'individuazione del tema per questa seconda rassegna di presentazione della collezione di opere d'arte contemporanea della Camera dei Deputati prende spunto da una serie di riflessioni assolutamente attuali ma allo stesso tempo sempre presenti nella tradizione della pratica pittorica.
Il motivo del paesaggio è sempre stato uno dei temi maggiormente frequentati e diffusi nel mondo dell'arte ed è andato acquisendo nel corso dei secoli declinazioni diverse, rimanendo sullo sfondo o rivestendo il ruolo di incontrastato protagonista. Panorama, veduta, paesaggio: sono termini che di volta in volta hanno acquisito valenze diverse e specifiche, accompagnando la storia di un paese che da un territorio profondamente agricolo si andava trasformando e urbanizzando. E ancora: natura, territorio, ambiente, paesaggio urbano: le scelte politiche e sociali di una nazione e la sua visione culturale sono condensate all'interno delle opere d'arte prodotte.
Le opere selezionate, per lo più acquisite nella seconda metà degli anni sessanta, si presentano come altamente rappresentative delle correnti, delle aspirazioni, delle esigenze interiori e ideologiche che hanno animato l'Italia a partire dal secondo dopoguerra, simbolicamente concentrando la varietà delle impostazioni e delle volontà di artisti e animatori culturali del periodo. A partire dal dipinto di Pirandello, l'opera meno recente della rassegna, si dipana un percorso che intende mostrare le diverse modalità di interpretazione del tema del paesaggio, nella sua valenza profondamente urbana e sociale.
Il paesaggio è visto come rappresentazione fedele e cruda dello squallore delle periferie in abbandono, reso visivamente con la confusione caotica di architetture ed emergenze di relitti industriali nelle opere di Vespignani, o nelle sagome quasi da cartellonistica delle ciminiere di Tettamanti. Eppure, queste opere ci narrano anche del lavoro della ricostruzione, di una società che voleva rifondarsi e dei nuovi simboli che nascono e si affermano nelle vedute urbane (il gasometro, tra tutti).
Il paesaggio è anche visto come veduta non più topograficamente restitutiva di un panorama ma come trasfigurazione interiore dello stesso, dove gli elementi costitutivi delle vedute diventano frammenti e la tela si muta in un campo di interazione tra l'esigenza di una figurazione ancora realistica e la sua trasformazione in stato d'animo ed emozione, come in Pirandello e Attardi, fino alla resa "informale" dell'"ultimo naturalista" Mandelli. Un paesaggio inteso come finestra che si apre all'esterno, su una realtà espressione dei turbamenti e delle visioni interiori.
Questo viaggio ha la sua conclusione nell'opera sublime di Fioroni: una visione di Venezia il cui profilo, sempre altamente riconoscibile, si fonde in una sintesi estrema con l'emozione della sua percezione, dove il colore argenteo si fa luce e spazio.
a cura della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma