In occasione del rifacimento della Sala della Lupa, portato a compimento nel 2016, si è proceduto al restauro dei sei arazzi di matrice fiamminga presenti in tale ambiente di rappresentanza.
Cenni storici
Quattro di essi sono di proprietà delle Gallerie degli Uffizi sono giunti a Montecitorio nel marzo del 1927, gli altri due arazzi sono di proprietà della Camera dei deputati.
Delle opere provenienti da Firenze, due hanno come soggetto vicende storiche dedicate al granduca Cosimo I (I. A. 669 e 120) e due sono invece riferibili al ciclo biblico di Mosè (I.A. 83 e 85). Presumibilmente affini come periodo di manifattura (cfr. Catalogo generale dei beni culturali), sono ricordati come opera di Bernardino van Hasselt, Pietro Fevere e Giovanni Pollastri. Agostino Melissi e Cosimo Ulivelli furono i probabili disegnatori di molti dei cartoni dei soggetti delle serie citate. Nella serie di Mosè "si nota una certa sensibilità nell'impasto cromatico in una notevole fluidità compositiva che attenuano la rigidità compositiva tipica dell'arazzeria fiorentina della prima metà del 600, legata ancora a schemi manieristici" (da ICCD, Catalogo Generale Online).
I due arazzi di proprietà della Camera sono entrambi databili tra la fine del XVI e l'inizio del XVII Secolo e raffigurano rispettivamente "Figure in un paesaggio" e un "Giovane armato con fanciulla".
Il restauro
In collaborazione con l'ente proprietario, gli interventi di restauro sono stati affidati ad Opera Laboratori Fiorentini e sono durati dal 1 luglio 2015 al 13 maggio 2016, giorno dell'effettiva ricollocazione a parete presso la Sala della Lupa.
L'intervento di rimozione è stato effettuato, da ponteggi mobili, con l'ausilio di corde fissate agli anelli metallici (applicati in un restauro risalente agli anni '90), che hanno permesso di calare gli arazzi dalla parete. Successivamente distesi sul pavimento, in modo da procedere ad una prima rapida ricognizione dello stato conservativo, le opere sono state collocate in tubi di PVC imbottiti e rivestiti di carta velina non-acida. Si è proceduto perpendicolarmente agli orditi e successivamente all'avvolgimento su rullo, protetto da telo di cotone.
Nei laboratori di restauro è stata rimossa la fodera (lino/cotone) posizionata precedentemente, favorendo la visione del retro delle opere. Le tinte maggiormente danneggiate sono risultate le tonalità giallo-arancio e rosate; inoltre il fenomeno di scolorimento di alcune aree originalmente di tonalità rosa-violacea ha aggravato la perdita di alcuni passaggi cromatici intermedi.
Lo stato di conservazione del tessuto ha permesso di procedere ad una spolveratura accurata e profonda, attraverso spazzole morbide applicate al boccaglio di un aspirapolvere, prima sul fronte e poi sul retro. Non è stata rilevata, invece, la necessità di operazioni di rinforzo e consolidamento, mentre sono state eseguite diffuse fermature di contenimento e riordino degli orditi.
Per rinforzare la struttura, sono stati applicati supporti di sostegno perimetrali, in linea con le "bande di armatura" di antica fattura. Si tratta di fasce tessili in lino e cotone predisposte ad un'altezza di circa 40 centimetri. Successivamente è stata applicata una nuova fodera di protezione in rasatello di cotone e ricuciti i numeri di inventario recuperati dalle bande d'armatura antiche, che costituiscono una importante fonte di informazione per gli studiosi.
Al rientro, si è proceduto al fissaggio a parete di supporti lignei funzionali all'aggancio delle aste di sospensione. Piccoli aggiustamenti, funzionali alla migliore distensione dei panni, sono stati eseguiti agendo direttamente sul velcro.