Il rifacimento complessivo della Sala Aldo Moro ha riguardato anche il restauro degli arredi e delle suppellettili presenti nella Sala, databili nella seconda metà del XIX secolo. Si tratta, in particolare, della consolle a muro, del tavolo, del camino con parafiamme, della specchiera e delle mantovane in legno delle tende, tutti realizzati in legno intagliato e dorato con la tecnica a guazzo.
Quanto agli arredi, dal restauro, condotto nella primavera del 2021, è emerso che sono stati realizzati in legno di cirmolo (pinus cembra), eccezion fatta per le due mantovane e la specchiera, meno pregiate, realizzate in pioppo (popolus). La certezza rispetto ai materiali utilizzati è un elemento decisivo ai fini dell'individuazione della provenienza degli arredi: quelli in cirmolo, più pregiati, provengono probabilmente dalla Francia; quelli in pioppo, invece, dall'Italia meridionale. A differenza del pioppo che era usato specialmente per intagli di proporzioni importanti, il cirmolo era utilizzato per realizzare intagli raffinati che consentivano la stesura dello stucco anche sugli intagli più minuti, come è il caso degli "arredi francesi" della Sala Moro: la consolle, il camino e il tavolo. Il restauro ha fatto emergere interessanti differenze anche in relazione alla tecnica esecutiva della doratura. Per gli "arredi italiani" - la specchiera e le due mantovane - sia lo strato adesivo, di colore rosso, che la foglia d'oro risultano abbastanza spessi; per gli "arredi francesi" sia lo strato adesivo, di colore arancio, che la foglia d'oro sono invece molto sottili. L'effetto finale è di una doratura più spessa e ricca per gli arredi italiani, più sottile, più delicata e più calda per quelli francesi.
Fra le suppellettili in bronzo dorato, si segnalano: il centrotavola, l'orologio e il gruppetto scultoreo, tutte di pregevole fattura. Il centrotavola è senz'altro l'elemento più prezioso e più interessante. Si tratta di un set composto da sei pezzi, di cui tre formano la base ovale del centrotavola e tre l'alzata costituita da due portafrutta e un candeliere centrale. La ricchezza del cesello è ben visibile osservando, ad esempio, i volti dei putti, che mostrano lineamenti del viso uno diverso dall'altro. Nel corso del restauro è stato rinvenuto il nome dell'autore, inciso sulla base di una delle due alzate: Pierre-Philippe Thomire(1751-1843), scultore e cesellatore francese, tra i principali esponenti dello stile Impero.
Il piccolo gruppo scultoreo delle Tre Grazie, invece, è la copia in formato ridotto di un elemento del monumento funerario in marmo di Enrico II, opera dello scultore francese Germain Pilon (1559). Il gruppetto scultoreo è stato realizzato con la tecnica della "réduction méchanique", da Achille Collas (1795-1859), ingegnere, incisore e inventore francese, al quale si deve la messa a punto di una macchina per copiare sculture su scala ridotta che ha reso popolare la piccola scultura.