La Sala Aldo Moro, già denominata Sala Gialla per il colore predominante della sua tappezzeria e intitolata allo statista nel 2008 in occasione del trentennale dalla sua barbara uccisione, è storicamente uno spazio di rappresentanza istituzionale, ubicato al secondo piano dell'ala berniniana di Palazzo Montecitorio e comunicante con la Sala della Lupa.
I principi che ne hanno informato l'intervento di restauro e valorizzazione, operato nei primi mesi del 2021, sono stati in coerenza con l'indirizzo definito dagli organi di direzione politica relativamente all'attenta salvaguardia e alla massima valorizzazione del patrimonio architettonico e artistico dell'Istituzione parlamentare.
Il progetto, redatto sulla base di dettagliati rilievi e accurate indagini sui sistemi costruttivi e sullo stato di conservazione degli elementi presenti, è stato concordato con la Soprintendenza Speciale Belle Arti e Paesaggio di Roma. La metodologia che si è seguita ha visto l'utilizzo di tecniche e materiali coerenti con la tradizione e la regola costruttiva, con il mantenimento e la messa in luce delle varie fasi costruttive e quindi della loro relativa stratigrafia. La preservazione dell'istanza storica dei singoli manufatti è stato un imprescindibile dettame che ha guidato le varie fasi dell'intervento di restauro e valorizzazione.
Si è indirizzata la proposta progettuale verso l'esigenza d'una forma di "conservazione integrata", vale a dire non attenta soltanto alla perpetuazione materiale del bene ma anche all'attribuzione di una funzione o, meglio, di un'articolata pluralità di funzioni, compatibile col bene stesso.
Sulla base quindi delle indicazioni definite in accordo con gli organi statali di tutela - con i quali si è instaurato un rapporto continuo e proficuo - l'intervento si è basato sui fondamentali principi-guida del restauro modernamente inteso, cui si è sopra fatto cenno. Ai canoni della compatibilità e della reversibilità si sono affiancati quelli della "distinguibilità" e della "riconoscibilità", da intendersi correttamente non solo in senso fisico-chimico, relativamente cioè alla sperimentata non nocività dei nuovi materiali introdotti dal restauro nell'antico organismo, ma anche come compatibilità figurativa, perseguita adottando il criterio del "minimo intervento' o della "non invasività', nell'intento di preservare l'autenticità espressiva delle nuove aggiunte e delle integrazioni rispetto all'antico. "Distinguibilità" come segno di rispetto autenticamente filologico del testo antico, reintegrato se necessario, risanato, modificato anche dal semplice atto rigorosamente conservativo, lasciandolo leggibile nella sua complessa vicenda.
La conoscenza, base irrinunciabile del progetto, è stata raggiunta con una serie di operazioni: indagini conoscitive (dalla ricerca documentaria, bibliografica, iconografica a quella fondata sul rilievo del manufatto); analisi del degrado strutturale e definizione del quadro fessurativo; analisi dei materiali costituenti l'architettura in sé, degli apparati decorativi delle finiture e valutazione del loro degrado; analisi degli elementi e degli impianti tecnologici.
Si è intervenuti con un restauro conservativo di tutti gli elementi presenti, in particolare delle decorazioni della volta, delle porte con le relative cornici, della stoffa presente sulle pareti, della maschera del camino e di tutti gli arredi, parte integrante della Sala stessa e caratterizzanti la sua immagine, alcuni dei quali presentavano un notevole quadro fessurativo che ha determinato operazioni di consolidamento e di finitura a foglia d'oro.
Particolarmente interessante è stato il restauro dell'apparato decorativo della volta, caratterizzata da una cornice centrale in stucco aggettante e ampie fasce rettangolari che si diramano lungo le pareti formando porzioni architettoniche a finto bassorilievo di colore grigio e bruno su un fondo giallo oro. Le fasce perimetrali si presentano ornate con lunghi festoni a motivi fitomorfi, elegantemente intrecciate con frutti e foglie, che terminano con una grande conchiglia posta agli angoli della Sala, classico ornamento del periodo tardo barocco Al centro della volta un riquadro decorato con racemi e girali che incorniciano stemmi e rosoni anch'essi ridipinti in grigio monocromo. L'intera superficie degli altorilievi appariva quasi nella sua totalità disomogenea, con un degrado estetico visibile sotto forma di gore, dovute a tracce di umidità che hanno causato alterazioni cromatiche localizzate. Tali processi possono essere tutti riconducibili ad un eccessivo e prolungato assorbimento di umidità e alla sua successiva evaporazione. Si sono notate altresì alcune parti interessate da un fenomeno di microfessurazione dovuto al naturale fenomeno di asciugamento e conseguente ritiro del gesso. Sono state adottate metodologie specifiche in relazione alle casistiche materico-patologiche riscontrate rispettando la natura tipologica, linguistica e storica dell'architettura esistente, reintegrando, come si potrebbe fare in un quadro o in un affresco, le piccole lacune e agendo, però, sempre nell'osservanza dei criteri prudenziali codificati dalla disciplina del restauro dei beni culturali: minimo intervento, non invasività, potenziale reversibilità, compatibilità di antico e nuovo, riconoscibilità delle nuove opere. Ciò al fine di tutelare il "testo" antico oggetto dell'intervento e di tramandarlo al futuro nelle migliori condizioni di conservazione ma anche di leggibilità storica, con riguardo alla complessità delle sue fasi cronologiche
Arch. Maria Costanza Pierdominici, Direttore dei lavori di restauro della Sala Aldo Moro e curatore dell'allestimento (maggio 2021)