L'opera, assieme all'Allegoria della religione, fa parte di una coppia di dipinti su tela di uguale formato che riprendono i due pennacchi della Loggia di Psiche di Raffaello e bottega alla Farnesina raffiguranti Amore indica Psiche alle Grazie e Venere con Giunone e Cerere.
I due dipinti sono ricordati nell'inventario di Palazzo Farnese a Roma del 1644, dove sono descritti come: «Due quadri compagni, grandi, in tela, cornici dorate, dentro figure ignude che rappresentano le Virtù, copiate dall'opere di Raffaele d'Urbino nelle loggie de' Ghisi da Annibale Carracci».
Nel palazzo romano erano esposti nel «salone grande dell'appartamento nobile», uno degli ambienti più ampi e prestigiosi dell'edificio, assieme ad alcuni fra i più importanti e monumentali dipinti della collezione Farnese, quali l'Immacolata Concezione del Pordenone e la Giustizia Farnese di Vasari, descritta nell'inventario come una «Chiesa trionfante». Uno studio recente (Pierguidi 2010) ha evidenziato la singolarità di questa disposizione, ipotizzando che le due copie dalla Farnesina fossero state realizzate su commissione del cardinale Odoardo Farnese nell'ambito di un programma iconografico che intendeva riportare a una funzione allegorica religiosa le celebri raffigurazioni profane' dipinte dall'equipe di Raffaello.
La fortuna critica de Le tre virtù teologali, così come quella dell'Allegoria della Religione, ha risentito negativamente dello statuto di copia, che rende sempre problematica l'identificazione di un autore, la cui personalità tende a nascondersi. In ogni caso, anche in occasione del restauro, è apparsa opportuna una nuova considerazione di questa pregevole opera.
Se resta difficile sostenere l'attribuzione ad Annibale Carracci registrata nell'inventario - pure degna di nota considerando la vicinanza temporale dell'esecuzione e la generale attendibilità delle menzioni riguardanti le opere dei Carracci - la qualità dell'esecuzione, morbida e armoniosa, impone di ricondurre il dipinto nell'ambito almeno della bottega carraccesca, di cui costituisce una prova decisamente rilevante.
Il restauro
Il dipinto, già sottoposto precedentemente a restauro nel 2004, si presentava in discrete condizioni.
Sulla superficie pittorica si osservavano alcune sottili ossidazioni verticali della vernice, danno causato da un probabile percolamento d'acqua, oltre a depositi di particellato e polveri sedimentate.
L'intervento, eseguito da CBC (Cooperativa Conservazione Beni Culturali) è consistito nella rimozione dei depositi incoerenti dal dipinto e dalla cornice, eseguita con pennelli morbidi e aspirapolveri a potenza controllata, e in una pulitura della superficie pittorica con soluzione chelante a bassa concentrazione e a pH calibrato, eseguita previa misurazione del pH superficiale e dopo una verifica dell'adesione della pellicola pittorica. Sono state quindi realizzate la rigenerazione del film superficiale di vernice con solvente a bassa volatilità, la riequilibratura cromatica dei lievi scompensi e la verniciatura finale dell'intera superficie.
Bibliografia
G. Bertini, La Galleria del Duca di Parma: storia di una collezione, Parma, 1987, pp. 113, 185.
B. Jestaz, L'inventaire du Palais et des propriétés Farnèse à Rome en 1644, in Le Palais Farnèse, 3, III, Rome, 1994, p. 128.
P. Leone de Castris, schede dei dipinti, in Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, La Collezione Farnese. La Scuola Emiliana: i dipinti, i disegni, direzione scientifica di Nicola Spinosa, Napoli 1994, pp. 131-132.
S. Pierguidi, Pordenone, Vasari e le repliche dalla Loggia di Psiche in Palazzo Farnese: un ciclo di soggetto sacro per il cardinale Odoardo (1616-20 circa), in «Mélanges de l'École française de Rome»,122-2 2010 Le palais Farnèse, pp. 339-345.
A cura del Museo e Real Bosco di Capodimonte