L'opera, in sottoconsegna presso la Camera dei Deputati dal 1926, può identificarsi probabilmente con il dipinto denominato Continenza di Scipione presente in una lista di "Quadri rappresentanti Soggetti non sacri" redatta nel 1845-47 su indicazione del direttore del Real Museo Borbonico Francesco Avellino. Nella lista erano elencali in numerazione progressiva altri tre dipinti di formato tondo e di soggetto analogo, legato a eroi e eroine della storia romana: Coriolano, Lucrezia, Morte di Cleopatra, oggi purtroppo dispersi.
Il soggetto, erroneamente confuso con la Continenza di Scipione - da escludersi per l'assenza della fanciulla di Cartagena offerta al condottiero romano che caratterizza tale rappresentazione - è stato identificato (Leone de Castris, 1999) con un altro esempio di virtù ricordato dagli autori classici, quello del console romano Manlio Curio Dentato. Questi, dopo aver sconfitto nel 290 a.C. i Sanniti, respinse le offerte di alcuni ambasciatori, incaricati di consegnargli oro e regali preziosi per la sua vittoria.
Le caratteristiche stilistiche della cromia vivace e delicata hanno sostenuto la proposta di riconoscere l'autore di questo insolito dipinto in Giovan'Angelo D'Amato (forse col figlio Giovanni Antonio). L'artista, la cui attività è ancora poco distinta da quella del tardo manierista napoletano Girolamo Imparato con cui collabora intensamente, condivide col più noto pittore l'uso del colore morbido e pastoso mutuato dagli artisti della colonia fiamminga - primo fra questi Teodoro D'Errico, ovvero Dirk Hendicksz, col quale Imparato aveva lavorato nel soffitto ligneo di Santa Maria di Donnaromita - e insieme dai modelli della pittura baroccesca, noti anche tramite la diffusione di stampe.
Il restauro
La tavola, di formato circolare, è realizzata mediante l'unione di 4 piccole assi poste diagonalmente rispetto all'orientamento del dipinto. In corrispondenza di una delle commettiture si era verificata una frattura che aveva provocato il totale distacco degli elementi, che risultavano distanziati di più di 1 cm.
Il supporto presentava una parchettatura' riconducibile ad un intervento di restauro pregresso, che si suppone realizzato negli ultimi decenni del secolo scorso; questa si componeva di ponticelli lignei fissi e traverse scorrevoli in alluminio con sezione a T. Le traverse, che al momento della posa in opera dovevano permettere l'espansione ed il restringimento del tavolato in senso lineare, era entrata in attrito in seguito ai movimenti del supporto ligneo bloccando il sistema.
L'eccessiva rigidità della parchettatura, che costringeva la tavola alla planarità senza controllarne i micromovimenti di deformazione, unitamente a condizioni di temperatura e umidità non idonee aveva determinato uno stress a carico del supporto, causando l'ampia frattura, con conseguenti rischi anche per l'adesione degli strati pittorici.
L'intervento è consistito nella rimozione del sistema di sostegno tramite l'asportazione meccanica degli elementi incollati entro i quali scorrevano le traverse in alluminio e nel risarcimento della frattura, provocata dalla separazione di un'asse che aveva ceduto anche a causa dell'incauta applicazione di un'attaccaglia inchiodata al supporto, che aveva fatto gravare tutto il peso dell'opera e della cornice esclusivamente su tale porzione di legno. Separate le parti e rimosso l'eccesso di collante è proceduto alla rettifica delle facce, realizzata creando una traccia a forma di "V" di pochi gradi (circa 15°) in modo da asportare la minore quantità necessaria di materia lignea. Le parti sono state avvicinate e la congiunzione è stata garantita dall'inserimento di cunei di legno di pioppo invecchiato incollati con collante vinilico (Bindan-P). Alcune fessurazioni presenti sono state risanate inserendo cunei di pioppo incollati negli spacchi.
Il retro è stato trattato mediante impregnazione a pennello di Permetrina in White Spirit D40 per prevenire infestazioni da insetti xilofagi. Le vecchie gallerie di tarlo sono state stuccate sottolivello con un prodotto riempitivo a due componenti (Balsite).
Il sistema di controllo scelto per il supporto ligneo è un telaio perimetrale in legno di rovere, di 2,7 cm di spessore, dotato di due traverse centrali. Il telaio è vincolato al supporto da giunti elastici costituiti da perni filettati mobili inseriti in alloggi cilindrici in legno incollati al supporto; ad essi si applicano molle elicoidali di acciaio inserite in apposite sedi ricavate nel telaio perimetrale di sostegno. La chiusura avviene attraverso boccole filettate internamente che si avvitano al perno filettato. Tale sistema permette di regolare l'intensità della forza, in modo da garantire un buon controllo senza però vincolare rigidamente eventuali anomali movimenti indotti dalle escursioni termoigrometriche.
Il sistema di collegamento tra opera e cornice è stato realizzato con quattro piccole lastre di ottone avvitate sui margini esterni del nuovo telaio di controllo ed il battente in aggetto della cornice.
Le operazioni relative alla superficie pittorica, che si trovava sostanzialmente in buono stato, hanno interessato la stuccatura e l'integrazione pittorica della linea di giunzione fratturata, e un'equilibratura della protezione finale.
A cura del Museo eReal Bosco di Capodimonte