oggetto | busto |
soggetto/titolo | Ugo La Malfa (1903 - 1979) |
autore/ambito | Mario Moretto |
datazione | 1988 |
materia e tecnica | bronzo |
misure | cm. 46x62x30 |
proprietà | Camera dei Deputati |
inventario | 12329 |
acquisizione | acquisto 13/07/1988 |
autore della fotografia | Giuseppe Schiavinotto, 2006 |
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Leader del Partito repubblicano italiano, nasce a Palermo il 16 maggio 1903. Si laurea a Venezia nel 1926. Sin dagli anni dell'università entra in contatto con l'opposizione al regime fascista e si lega a Silvio Trentin, Gino Luzzatto, suoi professori a Venezia e, tramite loro, a Giovanni Amendola. Nel 1930 viene chiamato alla redazione dell'Enciclopedia Italiana e quattro anni più tardi entra, su proposta di Raffaele Mattioli, nell'Ufficio studi della Banca commerciale italiana, che dirigerà a partire dal 1938. L'esperienza del decennio milanese lo mette in contatto col pensiero economico internazionale, in particolare con le molteplici ipotesi di intervento pubblico nell'economia. Negli stessi anni stringe amicizia con Ferruccio Parri, con il quale, nel 1943, fonda il Partito d'Azione. Dopo la caduta del fascismo, insieme a Sergio Fenoaltea, rappresenta il Partito d'Azione nel Comitato di Liberazione Nazionale. Nel dicembre dello stesso anno stampa clandestinamente l'opuscolo Per la rinascita dell'Italia e subito dopo fissa i cosiddetti "10 punti", in cui attribuisce allo Stato un ruolo di coordinamento fra il settore economico pubblico e quello privato. Nominato alla Consulta nazionale, entra a far parte del governo Parri in qualità di Ministro dei trasporti. Nel successivo governo De Gasperi assume il Ministero della ricostruzione e poi il nuovo dicastero del Commercio con l'estero. Nel 1946 lascia il Partito d'azione e fonda, con Ferruccio Parri, Luigi Salvatorelli e altri, la Concentrazione democratica repubblicana. Tale formazione politica a seguito dei modesti risultati elettorali conseguiti nelle elezioni del 2 giugno 1946, si disgrega e La Malfa, eletto deputato all'Assemblea costituente, aderisce al Partito repubblicano italiano. Eletto ininterrottamente alla Camera dalla I alla VII legislatura, diventa uno dei protagonisti della politica italiana del dopoguerra. Ministro senza portafoglio e poi del Commercio con l'estero nel VI e nel VII governo De Gasperi, torna al Governo nel 1962 in qualità di Ministro del Bilancio nel IV Governo Fanfani e il suo programma trova un'efficace sintesi nella Nota aggiuntiva alla Relazione generale sulla situazione economica del paese. Centrale nella sua proposta è una politica di programmazione con il coinvolgimento attivo dei sindacati e degli imprenditori per attuare la cosiddetta "politica dei redditi", che avrebbe consentito quella crescita controllata della variabile salariale, e quindi dei consumi privati, indispensabile per una politica di investimenti produttivi nelle zone depresse, senza surriscaldare l'andamento dei prezzi. Nel 1965 assume la segreteria del PRI e solo col IV Governo Rumor torna nuovamente al Governo, come Ministro del tesoro. Dopo pochi mesi si dimette ed accetta più tardi la carica di vicepresidente del Consiglio nel IV Governo guidato da Aldo Moro. Di fronte all'emergere del terrorismo diventa uno dei leader più impegnati nella politica di ferma difesa dello Stato e di rifiuto di ogni trattativa con i terroristi. Dopo le dimissioni di Andreotti nel febbraio 1979 il Presidente della Repubblica Pertini gli conferisce l'incarico di formare il nuovo governo.Costretto a sciogliere negativamente la riserva per l'impossibilità di formare una maggioranza, accetta di entrare a far parte del nuovo governo Andreotti, il 21 marzo 1979 come vicepresidente del Consiglio e Ministro del Bilancio, ma dopo pochi giorni muore a Roma, il 26 marzo 1979.
"...bisogna, onorevoli colleghi, che noi non sperperiamo il denaro pubblico. Molte volte noi usiamo
il denaro pubblico a scopo quasi di beneficenza, allo scopo di sanare piccoli mali. Il denaro pubblico deve servire a risolvere i problemi fondamentali della nostra vita, deve servire a dare lavoro a masse di disoccupati, deve servire a trasformare la vita del Mezzogiorno." (Camera dei deputati, Assemblea seduta pomeridiana 2 luglio 1949)
"Io credo che alla propaganda di coloro che osteggiano, per diverse e contrapposte ragioni, la volontà dell'Europa di unirsi, si debba contrapporre un solo argomento. Gli eserciti possono appoggiare l'esistenza delle nazioni europee ed occidentali; ma la pace, la vera pace, la tranquillità e l'avvenire dei popoli europei sta nella loro unità, nella creazione cioè, di una entità politica ed economica che possa resistere agli urti ed alle necessità del mondo moderno." (Convegno della Confindustria su L'unità europea,Venezia 4-5 giugno 1952)
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